PROGETTO DINA SCALISE PER\CON LA SCUOLA

LO SCAMBIO INTERGENERAZIONALE

DELL’EDUCAZIONE ALLA VITA

 

 

INTRODUZIONE

Il contesto sociale in cui viviamo ci ha portato ad assistere al progressivo allungamento della durata media della vita e al calo della natalità. Questa transizione demografica senza precedenti, ha letteralmente rovesciato la piramide delle età quale essa si presentava non più di cinquant'anni fa: il numero degli anziani è in crescita costante, mentre quello dei giovani è in progressivo calo. La società si trova, quindi, ad affrontare quello che brutalmente e sicuramente con un vissuto negativo viene definito il “problema dell’invecchiamento”. Nel rispetto della dignità e dei diritti fondamentali della persona anziana, e nella convinzione che gli anziani siano i pilastri (non solo dal punto di vista quantitativo ma soprattutto qualitativo) della società, è necessario che il “problema dell’invecchiamento” venga affrontato con positivo senso di responsabilità da parte di tutti. Correggere l'attuale rappresentazione negativa della vecchiaia è un impegno culturale e educativo che deve coinvolgere tutte le generazioni.  Solo così, infatti, si potrà garantire all'anziano condizioni di vita adeguate e si darà il giusto valore al suo ruolo, insostituibile in una società in continuo e rapido mutamento economico e culturale. Dovere della Società è di preparare un ambiente adeguato nel quale ogni persona possa vivere con dignità e pienezza ogni tappa della propria vita.  Esiste una responsabilità sociale sia verso gli anziani che verso i giovani. Singoli, famiglie, scuola, governi e organizzazioni, secondo le competenze e i doveri di ciascuno, dovrebbero assumere un ruolo attivo in conformità con il principio della sussidiarietà. Gli anziani vanno aiutati a cogliere il senso della loro età, ad apprezzarne le risorse, a sconfiggere la tentazione della disperazione, del rifiuto, dell'autoisolamento, della rassegnazione a un sentimento d’inutilità. I giovani devono essere educati fin dall’età infantile a “vivere” l’anziano, in tutti i suoi aspetti. Il contributo di esperienza che gli anziani possono apportare al processo di crescita ed umanizzazione della nostra società e della nostra cultura è fondamentale per i giovani, che viceversa sono uno stimolo continuo e insostituibile alla vitalità degli anziani. Correggere l'attuale rappresentazione negativa della vecchiaia è dunque un impegno sociale, culturale e educativo che deve coinvolgere tutte le generazioni.  Gli anziani con la loro esperienza devono\possono insegnare ai giovani a iniziare a vivere; i giovani con il loro entusiasmo devono\possono aiutare gli anziani a continuare a vivere nel miglior modo possibile.

Lo scambio intergenerazionale è alla base della crescita umana, culturale e soprattutto sociale della collettività. Una differenza tra soggetti giovani e anziani sani risiede nella velocità del “processamento” delle informazioni, con la conseguente compromissione, con l’invecchiamento, di diverse funzioni cognitive, tra cui la memoria di lavoro (Salthouse nel 1985).  Viceversa, nella corsa folle verso il futuro spesso i giovani “vanno a una velocità eccessiva”: non si soffermano a vivere il presente né tantomeno ad analizzare il passato. L’obiettivo sociale del progetto è la mediazione fra le due diverse velocità allo scopo di far vivere pienamente il presente ad entrambe le generazioni, sfruttando l’esperienza del passato degli anziani e la propensione al futuro dei giovani.

“Fa bene agli anziani comunicare la saggezza ai giovani e fa bene ai giovani raccogliere questo patrimonio di esperienza e di saggezza, e portarlo avanti”  (Papa Francesco)

 

IL “PROGETTO DINA SCALISE”

Il progetto Dina Scalise si basa su uno scambio\condivisione di momenti di vita quotidiana fra le due diverse generazioni, i giovani e gli anziani, nel laboratorio del futuro della nostra Società: la Scuola. Stare insieme in maniera attiva, occupati in attività congiunte, modifica la relazione intergenerazionale educando entrambi gli interlocutori alla condivisione della vita. I giovani svilupperanno una rinnovata empatia verso gli anziani che stimolati e coinvolti manterranno e proteggeranno il loro benessere fisico, psichico, cognitivo ed emozionale.

 

 SCUOLA DELL’INFANZIA, SCUOLA PRIMARIA, SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO

Ogni soggetto anziano\volontario selezionato fra i residenti del Comune sede dell’Istituto Comprensivo Scolastico coinvolto, con cadenza settimanale (o quando possibile bisettimanale) si recherà a scuola, dove il progetto verrà sviluppato in periodo scolastico, in accordo con gli spazi temporali e ambientali predisposti ad hoc e secondo modalità predefinite.

Gli “anziani” coinvolti saranno adulti di età superiore a 65 anni che abbiano un’anamnesi muta per patologie psichiatriche o mediche invalidanti, tali da compromettere una partecipazione al programma, con Mini Mental State Examination basale superiore o uguale a 25/30.

I bambini\ragazzi saranno gli studenti frequentanti le scuole dell’infanzia, le scuole primarie e le scuole secondarie di primo grado degli Istituti Comprensivi Scolastici che aderiranno volontariamente al progetto.

Gli studenti, gli insegnanti, gli anziani e le famiglie, che volontariamente aderiranno al progetto, saranno supportati da un team multidisciplinare dedicato, costituito dalle seguenti figure: medico\neurologo, psicologo\neuropsicologo, assistente sociale, farmacista, avvocato di diritto sanitario\diritto civile.

Le attività svolte, apparentemente non mirate (attività di lettura, scrittura, logica, visione di contenuti multimediali, attività ludiche), saranno invece orientate alla stimolazione dei diversi domini cognitivi (memoria, attenzione, funzioni esecutive, funzioni visuospaziali).

Secondo il tema contestualmente sviluppato, bambini\ragazzi e anziani si approcceranno in maniera variabile, talora paritaria: mediante condivisione di attività ludiche, condivisione di letture, etc; tal altra in maniera sbilanciata verso\pro i bambini\ragazzi mediante racconti del passato, esperienze di vita, vecchi giochi, educazione all’alimentazione e alle tradizioni del Friuli Venezia Giulia, lingua friulana, educazione civica, etc; oppure in un approccio completamente orientato verso\pro gli anziani mediante informatizzazione, visione e commento di contenuti multimediali, approccio a lingue e culture diverse, etc.

Il presupposto scientifico su cui si basa il progetto è appunto l’ipotesi che il contatto continuativo e attivo con i bambini\ragazzi possa rappresentare per gli anziani una sorta di allenamento\riabilitazione cognitiva semplice, piacevole ed inconsapevole che dovrebbe prevenire (evitare o rallentare) la patologia dementigena. Tecnicamente dovrebbe rappresentare un metodo di stimolazione cognitiva multimodale non strutturato e spontaneo,  praticato dai ragazzi frequentanti le scuole del Friuli Venezia Giulia che hanno aderito ed aderiranno al progetto, con la guida e la supervisione del corpo insegnanti. Tale progetto educativo intergenerazionale dovrebbe portare anche al miglioramento del benessere emotivo in quanto stimolo al mantenimento dell’impegno dell’anziano, alla partecipazione alle attività fisiche e al supporto sociale (Weintraub & Killian, 2007, Kamei et al., 2011, Tardif and Simard 2011). Gli effetti dell’attività sociale e la maggiore frequenza di relazioni sociali dovrebbero prevenire il declino nelle funzioni cognitive (James et al., 2011). Viceversa, la presenza costante degli anziani nella loro vita scolastica potrà rappresentare per i bambini\ragazzi un metodo educativo per imparare a vivere insieme agli anziani, apprezzandone gli insegnamenti, l’esperienza, la complicità. La partecipazione al progetto dovrebbe indurre l’acquisizione della consapevolezza che gli anziani sono una parte fondamentale della vita di ciascuno e non figura marginale della famiglia e della Società e che viverci insieme e prendersene cura non è solo un obbligo morale ed istituzionale, ma è un modo per arricchirsi culturalmente, umanamente e socialmente. Agli occhi dei ragazzi l’anziano dovrebbe ritornare ad essere fonte viva ed inesauribile di esperienze ed emozioni, mediatore nell’inserimento responsabile dei giovani nella vita.

SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO

Gli “anziani” coinvolti saranno adulti di età superiore a 65 anni che frequentano regolarmente un Centro diurno per anziani, potranno avere già una diagnosi di deterioramento cognitivo, non dovranno presentare disturbi comportamentali, tali da compromettere una partecipazione al programma.

I giovani \ragazzi saranno gli studenti frequentanti le Scuole superiori di secondo grado che aderiranno volontariamente al progetto. Con cadenza settimanale (o quando possibile bisettimanale) si recheranno presso i centri diurni per anziani che hanno aderito ed aderiranno, dove il progetto verrà sviluppato in accordo con gli spazi temporali e ambientali predisposti ad hoc e secondo modalità predefinite

Gli studenti, gli insegnanti, gli anziani e le famiglie, il personale del Centro diurno che volontariamente aderiranno al progetto, saranno supportati da un team multidisciplinare dedicato, costituito dalle seguenti figure medico\neurologo, psicologo\neuropsicologo, assistente sociale, farmacista, avvocato di diritto sanitario\diritto civile.

Il presupposto scientifico su cui si basa il progetto è appunto l’ipotesi che il contatto continuativo e attivo con i ragazzi\giovani possa rappresentare per gli anziani una sorta di riabilitazione cognitiva semplice, piacevole ed inconsapevole che dovrebbe rallentare il progressivo deterioramento delle funzioni cognitive (Alves et al., 2013, Reijnders et al. 2013). Tecnicamente dovrebbe rappresentare un metodo di stimolazione cognitiva multimodale strutturato e guidato,  praticato dai ragazzi frequentanti le scuole del Friuli Venezia Giulia che hanno aderito ed aderiranno al progetto, con la guida e la supervisione del corpo insegnanti e del personale del centro diurno. Le attività svolte, saranno orientate e predisposte dal Neurologo e dal Neuropsicologo, dopo valutazione degli anziani.

Viceversa, la presenza costante degli anziani nella loro vita scolastica potrà rappresentare per i ragazzi\giovani un metodo educativo per imparare a vivere insieme agli anziani, apprezzandone gli insegnamenti, l’esperienza, la complicità. Nondimeno impareranno ad approcciarsi gradualmente e consapevolmente all’anziano anche con disturbo patologico delle funzioni cognitive. La consapevolezza di cosa è la malattia, la possibilità di imparare a conoscerla ed affrontarla, insegnerà ai ragazzi a rinnegare gli stereotipi dell’ignoranza (dal latino in - gnarus, che non sa e quindi non comprende) che portano a scotomizzare ed allontanare ciò che non si conosce e quindi si teme. Ne consegue che anche in famiglia gli anziani, anche quando affetti da deflessione delle funzioni cognitive non saranno più alienati, viceversa verranno naturalmente avvicinati e possibilmente accuditi\curati dai giovani.

 

OBIETTIVI “MEDICO\SCIENTIFICI” DEL PROGETTO

Il gruppo di anziani “scolarizzato” verrà confrontato con la popolazione generale (incidenza di malattia) e con un gruppo controllo “non scolarizzato”, costituito da anziani con caratteristiche confrontabili, quindi eleggibili, ma non residenti presso uno dei Comune coinvolti  o non interessati a partecipare a “frequentare la Scuola”.

Tutti i soggetti appartenenti ai due gruppi saranno sottoposti a una valutazione neurologica iniziale e a rivalutazione a distanza di 6 mesi, 1 anno e 2 anni. Verranno applicate specifiche scale di valutazione  (MMSE per la valutazione cognitiva, questionario QoL per la valutazione della qualità della vita, Pittsburgh Sleep Quality Index per la valutazione della qualità del sonno, la Hamilton Rating Scale for Depression per la valutazione dello stato dell’umore\depressione) da parte di un medico esperto, che non sarà a conoscenza del gruppo di appartenenza del soggetto. Nel corso di ogni valutazioni saranno inoltre registrate le terapie in atto e le comorbidità dei soggetti partecipanti.

Obiettivo medico\scientifico del progetto sarà la valutazione dell’efficacia di un tale tipo di stimolazione cognitiva per quanto riguarda i seguenti aspetti: prevenzione dello sviluppo di demenza, miglioramento della qualità di vita, prevenzione dello sviluppo o miglioramento di disturbi del sonno, prevenzione dello sviluppo o miglioramento di disturbi dell’umore.

 

 

CONCLUSIONI

Per la Comunità il progetto Dina Scalise potrà essere parte di uno scenario futuribile in cui lo stato sociale possa trovare al suo interno le condizioni per un benessere sanitario, culturale e sociale, basato sul sostegno e la fruizione delle sue risorse più importanti: i giovani e gli anziani. E’ ormai imperativo porre al centro delle dinamiche socio-economico-assistenziali la qualità della vita dell’anziano, che rimanendo il più a lungo possibile nel suo contesto familiare e territoriale deve avere le migliori opportunità di prevenzione prima e di cura quando necessarie. Le famiglie che direttamente si prendono cura dell’anziano non dovrebbero essere sua unica risorsa ma fulcro di una confluenza di forze organizzate e proiettate verso un benessere personale e sociale. L’anziano, in quanto tale, non deve rinunciare alla sua personalità, alla sua autonomia, alla sua quotidianità, ma deve poter essere facilmente approcciato da una offerta socio-sanitaria di cui tutti siamo potenziali promotori. Questa evoluzione del processo di invecchiamento della popolazione, assumendo una nuova dimensione sociale negli aspetti legati alla percezione della condizione anziana, potrà avere notevoli risvolti economico-sanitari nella politica di programmazione degli interventi socio-assistenziali. In questo contesto la progettualità territoriale dovrebbe priorizzare la gestione dell’anziano nella sua fragilità, promuovendo progetti finalizzati a orientare il sistema di welfare verso un ideale sociale condiviso. Strategicamente, si dovrebbe prevedere una rete di “benessere” intorno all’anziano fatto d’integrazione, prevenzione, semplificazioni burocratiche e di sorveglianza sanitaria ancor prima che di assistenza vera e propria. Un’integrazione socio sanitaria in cui Famiglia\Caregiver, Medico di Fiducia\Specialista, Infermiere, Farmacista, Comunità, Scuola, siano i singoli elementi di un unico puzzle complesso ma, se completo, perfetto. Solo così si potranno intraprendere, in modo corale, iniziative volte a incidere sugli assetti socio-economico-educativi per rendere accessibili a tutti i cittadini, senza discriminazioni, le risorse necessarie per soddisfare bisogni, per assicurare la tutela dei diritti, per dare fiducia e speranza nel futuro prima che ai nostri giovani ai nostri anziani.

Il modo in cui ci prendiamo cura dei nostri anziani adesso insegnerà ai nostri figli come prendersi cura di noi fra qualche anno.

 

Dott.ssa Anna Scalise

Figlia/Mamma/Neurologa             

 

 Bibliografia

Alves J, Magalhães R, Machado A, Gonçalves OF , Sampaio A, Petrosyan A. Non-pharmacological cognitive intervention for aging and dementia: Current perspectives. World J Clin Cases 2013 November 16; 1(8): 233-241.

James, B. D., Wilson, R. S., Barnes, L. L. & Bennett, D. A. (2011). Late-life social activity and cognitive decline in old age. Journal of the International Neuropsychological Society, 17 (6), 998-1005.

Kamei, T., Itoi, W., Kajii, F., Kawakami, C., Hasegawa, M. e Sugimoto, T. (2011). Six month out- comes of an innovative weekly intergenerational day program with older adults and school-aged children in a Japanese urban community. Japan Journal of Nursing Science, 8 (1), 95-107.

Reijnders J, van Heugten C, van Boxtel M. Cognitive interventions in healthy older adults and people with mild cognitive impairment: a systematic review. Ageing Res Rev 2013; 12: 263-275

Salthouse TA. A theory of cognitive aging. Amsterdam: North-Holland; 1985

Salthouse TB, Babcock RL. Decomposing Adult Age Differences in Working Memory. Dev Psychopathol. 1991;27:763–776

Tardif S, Simard M. Cognitive stimulation programs in healthy elderly: a review. Int J Alzheimers Dis 2011; 2011: 378934 [PMID: 21876829 DOI: 10.4061/2011/378934]

Weintraub, A. P. C. & Killian, T. S. (2007). Intergenerational programming: older persons’ perceptions of its impact. Journal of Applied Gerontology, 26, 370.

 

 

 

PROGETTO DINA SCALISE PER\CON LA FAMIGLIA

LO SCAMBIO INTERGENERAZIONALE

DELL’EDUCAZIONE ALLA VITA

…..e se l’anziano non può andare a Scuola?

Con la paertecipazione, l'aiuto e l'impegno delle famiglie, nonni e nipoti trascorreranno almeno un pomeriggio a settimana insieme a domicilio, adotteranno una nuova ed “attiva” modalità di utilizzo del tempo condiviso, si “alleneranno” con il supporto di materiale preparato individualmente ad hoc per il livello cognitivo dell’anziano, dopo valutazione neurologica e neuropsicologica.

Le famiglie che aderiranno saranno preparate per una perfetta adesione al progetto e istruite ad attuarlo

Il materiale cartaceo fornito sarà costituito da esercizi per stimolare:

 la memoria, l’attenzione e la concentrazione,

 i processi cognitivo-motivazionali,

 le abilità logiche e di ragionamento,

le relazioni visuo-spaziali-temporali

Nella fase di reclutamento e nelle successive di follow-up previste con cadenza semestrale, tutti i soggetti verranno sottoposti ad un esame neuropsicologico approfondito,  con la valutazione di diversi domini cognitivi: abilità mnesiche, linguistiche, funzioni esecutive, abilità  visuo-spaziali.